Randall Ghisi, batterista, e Randy De La Cruz, pianista, sono due ragazzi di Milano legati da una profonda amicizia e accomunati da un trasporto incommensurabile per la musica. Un giorno, decisero di suonare insieme in una sala prove, e proprio al termine del fatidico incontro, trovarono un nome per la formazione a cui avrebbero voluto dare vita: “Under The Snow”, sotto la neve, che quel giorno cadeva copiosamente.
Bello pensare come non esista un solo fiocco di neve uguale ad un altro. Wilson Bentley amava fotografarli e li chiamava “Snow blossoms” (fiori di neve) o “Miracles of little beauty” (miracoli di piccola bellezza). Miracoli pronti a sbocciare, per realizzare una sintesi tra le due definizioni, e destinati a farlo nel 2014, quando, a questa band in stato embrionale, si unirono Ale The Joe, vocalist, Edward Bowen, bassista, e Davide Calloni, chitarrista.
Dopo il ritorno di Ale The Joe da Londra, i cinque ragazzi entrarono in studio per registrare alcuni dei demo che avevano a disposizione. Contemporaneamente, gli Under The Snow cominciarono a ricevere proposte di booking per suonare dal vivo, per cui divenne opportuno incidere qualcosa su CD. La scelta cadde su un EP di cinque brani “Love, Hate, Obsession”, che comprende i seguenti singoli: “Blackened”, “Amazing Sun”, “Reverb”, “Portrait of Love”, “Heroes” (David Bowie cover). Pubblicato in tutto il mondo il 16 marzo 2019 da RNC Music, “Love, Hate, Obsession” ha già i primi riscontri a livello internazionale in Russia e Corea e, in questo 2020, i ragazzi si apprestano ad esibirsi a Sanremo Rock, traguardo di cui sono – comprensibilmente – galvanizzati.
L’EP si compone di singoli perfetti tanto si mostrano orecchiabili ed essenziali: melodie ariose, interpretate dalla voce inconfondibile per profondità di Ale The Joe e dispiegate su rumorose e dilatate distorsioni di chitarra. Tutti pezzi alternative rock dal gran tiro, cupi il giusto per esplicitare le estreme conseguenze della frustrazione di chi è cresciuto nella Milano del nuovo millennio, capace di dare tutto salvo poi toglierlo quando meno si vorrebbe, come accade nelle tipiche società liquide (o mondi liquidi, come quello musicale) per dirla alla Bauman. Eppure, è proprio forse la città meneghina quella che per antonomasia può offrire un’irripetibile combinazione di condizioni sociali e culturali favorevoli per un processo creativo al tempo stesso spavaldo e un po’ naif. Gli Under The Snow incarnano questo approccio disinibito e svincolato da ogni fardello storicista, e sono in maniera naturale figli della grande metropoli lombarda, del suo habitat, della scena indipendente e underground.
Ogni brano attraversa con un’agilità invidiabile stati emotivi tra loro antitetici, instillando nell’ascoltatore un dubbio destinato a non risolversi, in quanto risulta difficile capire dove finisca la normalità e dove inizi il dramma, come accade per la delusione d’amore in “Amazing Sun”, di cui è stato peraltro registrato uno splendido video clip che verrà trasmesso fino al 26 gennaio in tutti gli schermi delle metropolitane italiane ed aeroporti grazie a Telesia TV.
Percorrendo le cinque tracce, la rifrazione della realtà diventa caleidoscopica, lo spettro dei generi si amplia abbracciando il britpop, la melodia spadroneggia. I cinque ragazzi sono riusciti a portare la sensibilità dei cantautori autoriflessivi dentro il marasma dell’indie rock, fino a dar vita ad una forma di ballata ad alto tasso emotivo. Memorabile, tra l’altro, la capacità di inanellare melodie certosine, spesso furenti (“Blackened”) e più spesso toccanti e venate di un tragico lirismo (“Reverb”), che si configurano come scariche di adrenalina, pura catarsi dei lividi nascosti nell’anima.
Rimane chiaro il presentimento che gli Under The Snow possano ancora alzare il livello della loro musica: sarà interessante vedere se sapranno sfruttare il potenziale che qui dimostrano di avere. La nervosa energia grezza dei lavori finora eseguiti potrebbe infatti diventare più pulita, rivelando adulti su spalle giovani, che come tali riescono come nessuno a mettere a nudo sé stessi e la dimensione conflittuale del proprio vissuto di amore, odio e ossessione.