Un sognatore, Andrea Faggi, un animo vagabondo, pronto a partire lontano con la sua immaginazione, creando immagini e indossando un abito che è desiderio di libertà, capace di esprimere la propria personalità, catturando emozioni in momenti differenti, con un unica destinazione: un viaggio immaginario per il mondo. Viaggi ma anche emozioni forti che si orientano ad una ricerca nei confronti di una meta immaginaria che Andrea Faggi trova all’interno dei propri sogni segreti, quei segreti che spesso solo lui ci sa raccontare.
Infatti la sua “penna” è l’obiettivo, usato per rubare l’anima a tutto quello che lo colpisce, fermare l’attimo per suscitare effetti….dunque visivi, fermare l’emozione con occhi ma soprattutto con il cuore, osservatore estatico di una ricerca che vuole vincere il tempo. Forse il suo è un doppio gioco, quasi impietoso, fra fermare l’immagine e farla vivere ma rimanendo un sognatore e forse i suoi sono gli attimi che vuole celare di più, che sono veramente suoi, fatti di silenzio ma che mostra con pudore, quasi fosse nudo, come se le sue foto lo mostrassero veramente per quello che è, abile prestigiatore dell’anima.
E un giorno d’estate inizia un viaggio, quello che Faggi si accinge a fare, il lungo viale pieno di cipressi che porta ai box, tra i cavalli liberi nei prati, i cavalieri e le amazzoni del Centro Ippico Toscano, iniziando da Ester Pizzini, una giovanissima donna e la sua cavallina Patty – Paper Mink – una giovane amazzone, elegante e sottile, affascinante nella sua danza sensuale con la sua Patty, i nastri d’aria della criniera che si mischiano ai suoi capelli biondi, nasce per Faggi un sogno lontano, ricordi della sua esperienza giovanile con i cavalli, il suo cavallo e il lavoro che faceva nel box, con gli stallieri, carezze lontane, mano morbida di velluto, il suo cavallino e oggi si ritrova fra i cavalli in una nuova e inedita veste, un viaggio affascinante, un condensato di ricordi tutti in un filmato per il CIT.
Sensazioni ed emozioni, osservare, guardare il mondo e trovare la poesia, abituare lo sguardo ad entrare nella natura delle cose, captarne il sentimento, trovare la vita in cose apparentemente inanimate, la natura, i cavalli, comprendere e trovare il dettaglio della suggestione. Ogni volta che scatta una fotografia un pezzo di anima rimane nell’immagine, chi guarderà quella foto vedrà con i suoi occhi un mondo spesso invisibile, solo perchè nessuno ascolta il silenzio, inquadrare nel mirino il mondo che si ferma, si sospende nel tempo, diventando un attimo meraviglioso.
Viaggio strano ma affascinante, quello di Andrea Faggi, fotografo, che va oltre ad una semplice contemplazione, dando vita alle immagini, non solo nella propria fantasia, ma dando forma quasi solida a personaggi, ambientazioni e situazioni, è quasi possibile interagire con i personaggi delle sue foto, riuscire quasi a toccarli.
Il suo è un modo magico per ricreare le atmosfere delle storie che amiamo, a partire proprio da uno degli aspetti più sfuggenti ed evocativi, il ricordo, che ricrea atmosfere nelle quali tutti noi ci ritroviamo, crea storie, domande, interrogativi. Infatti, pur lavorando con la macchia fotografica, Faggi si muove seguendo una manualità antica, come un maestro o un pittore, ricostruendo con grande cura le scene, i particolari, tra fotografia e film, le sue immagini rappresentano le sue interpretazioni, evidenziandone i particolari, e facendo nascere qualcosa di concreto, animato, un film, la comunicazione visiva, una sorta di conduzione musicale continua che porta sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione; nel suo continuo rinnovarsi, propone sempre un deja vu di immagini, sicuramente già viste, ma propone una nuova immagine, inedita, pittorica, della vita.
Testo: Cristina Vannuzzi Landini