“Racconti di mare. La via delle spezie” è il titolo del nuovo disco del cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini. Un viaggio, non si sa se fisico o spirituale, viaggio a cui il protagonista non vuole e non può sottrarsi. Molte sono le preziose collaborazioni di cui Ballerini si è avvalso per dare colore a questo progetto: Alberto Checcacci, che ha curato gli arrangiamenti di numerosi brani, con cui il cantautore collabora dal suo esordio musicale, Alessandro Golini (al violino), Stefano Indino (alla fisarmonica), Alessandro Melani e Luca Trolli (alla batteria), Silvio Trotta (chitarra battente e mandolino), Giancarlo Capo, che ha curato gli arrangiamenti, la realizzazione e la direzione artistica di alcuni brani, Lisa Buralli (voce solista e cori).
La fotografia e la regia dei video è affidata ancora una volta a Nedo Baglioni.
La nostra redazione ha deciso di intervistarlo.
Sei uscito con il tuo terzo lavoro, un album concept. Perchè hai scelto come filo conduttore “il mare?”
È stato un caso.
Stavo scrivendo un disco che avrebbe dovuto intitolarsi “incontro al destino” perché ogni brano era fortemente legato a questo
aspetto imprevedibile della vita che chiamiamo “destino”.
Avevo praticamente già tutti i brani scritti, alcuni già in fase avanzata di arrangiamento.
Un giorno mi capitò di leggere una bellissima storia su Vasco da Gama, ed il progetto che avevo in mente di realizzare è
finito in un cassetto, con sommo stupore del mio direttore artistico Alberto Checcacci, musicista incredibile con cui
collaboro dal principio.
A quel punto le mie idee sono state chiare. Avrei scritto un album che avrebbe parlato di un viaggio, un viaggio in mare.
” Al bar del porto” è uno dei capolavori contenuti nel tuo album: è più importante approdare o rimettersi in viaggio?
Mi state rivolgendo un bel complimento… grazie, grazie davvero di cuore.
Credo che sia fondamentale approdare e fermarsi nella vita.
Ci serve per fare il punto della situazione e cercare di capire dove indirizzare le vele.
Altrimenti il rischio è quello di viaggiare senza una meta… lasciando che sia il caso a decidere per noi.
Solo una volta che siamo approdati in un porto e ci siamo rifocillati (mente e corpo) si può riprendere il viaggio verso nuove mete.
Di questo brano abbiamo deciso di girare un video, un film, dove l’attore Roberto Fazioli (il marinaio) ha dato sfoggio di tutta la sua bravura.
Debbo ringraziare Giancarlo Capo per avermi fatto conoscere questo attore, e per aver arrangiato questo brano in modo incredibilmente bello,
avvalendosi di un fisarmonicista strepitoso: Stefano Indino.
Il tocco di Nedo Baglioni con la sua macchina da presa ha chiuso il cerchio.
Una esperienza davvero indimenticabile.
Ti hanno erroneamente paragonato ad alcuni cantautori, ma a noi, ascoltandoti, viene in mente il grande DE Andrè .
Lo trovi affine?
Essere paragonati o semplicemente accostati a De Andrè è un complimento davvero emozionante.
Per me Fabrizio è uno di famiglia.
In casa mia lo ascoltiamo da sempre.
Credo di aver iniziato a suonare il pianoforte proprio strimpellando le canzoni della “buona novella”,
canzoni impegnative per un bambino di otto anni.
Cercare di tenere alta la canzone D’AUTORE la reputo una sorta di missione a cui sto dedicando molto tempo e molte energie.
Speriamo di essere all’altezza e di non deludere nessuno.
Nei tuoi ritratti d’autore si capta un amore sconfinato per la cultura in generale ma ancora di più per l’arte, quella – se possiamo definirla – tradizionale. E’ vero?
Mio babbo, Romano Ballerini, è un noto pittore maremmano.
Mio nonno materno, nonno Oberdan, è stato un importante attore di teatro.
In casa abbiamo respirato arte sin da quando siamo nati.
Ho sentito parlare soltanto di letteratura, pittura, scultura e musica.
La lingua italiana è già di per se una musica… basta leggere l’introduzione del XIII canto dell’inferno per capire cosa intendo dire,
quello che inizia dicendo:
“in su l’estremità di un’alta ripa,
che facevan gran pietre rotte in cerchio,
venimmo sovra più crudele stipa”
quando scrivo canzoni tengo bene a mento tutto ciò che ho imparato, dalle letture, dai viaggi, dai racconti.
Parlaci di chi ha collaborato con te per la realizzazione di questo album…
Con Alberto Checcacci collaboro dai miei esordi musicali, cioè dall’uscita del mio primo disco “Cavallo Pazzo”.
Lui è il direttore artistico di tutti i miei lavori.
Poi nel secondo mio album “Ancora Libero” di è unito il violinista Alessandro Golini, il batterista Alessandro Melani e
la cantante Monica Barghini.
Tramite l’amicizia che mi lega ad Alessandro, in questo ultimo progetto ho avuto l’onore di avere il fisarmonicista
Stefano Indino che mi ha presentato Giancarlo Capo, al quale ho affidato gli arrangiamenti e la direzioni di alcuni brani.
Silvio Trotta è stato indispensabile per creare atmosfere etniche, con la sua chitarra battente e il mandolino.
Alle tastiere e al pianoforte si è inserito Marco Lazzeri… la voce femminile che mi affianca in numerosi brani è quella di
Lisa Buralli.
Sono tutti grandi professionisti che ringrazio davvero di cuore e che spero di ringraziare in modo più appropriato un giorno o l’altro.
Quanto sei soddisfatto da uno a dieci di questo tuo ultimo cd?
Vi ho speso tutto il mio tempo libero, tante energie e tutto ciò che ho appreso in questi 55, quasi 56, anni di vita.
La mia speranza è quella di poter raccontare queste mie storie un giorno o l’altro.
Grazie per il tempo che ci ha dedicato.
Sono io a ringraziare voi per avermi dato modo di rilasciare questa bellissima intervista.