Oggi tra le nostre pagine intervistiamo Alberto Fonti che ci presenta il suo romanzo “Il cassetto dei ricordi perduti” edito da Calibano Editore.
Che cosa rappresenta per lei la scrittura? Senza voler essere dissacrante o sminuire il lavoro che molti fanno, per me la scrittura è un divertimento, perché si deve pensare a come rendere accattivante e interessante una storia o efficaci le frasi che si scrivono, oltre che un modo per esternare i propri pensieri, i propri sentimenti. E poi c’è anche l’aspetto più concreto, quello di creare un’opera che susciterà emozioni diverse in chi la leggerà.
Ci parli del suo romanzo: Il romanzo parla di Marco e Stefano, due ragazzi di San Miniato, amici d’infanzia, la cui vita viene sconvolta da un tragico episodio che li porterà ad allontanarsi per sempre. È una storia di amicizia in cui, attraverso il flash-back, racconto di come il loro rapporto si sia andato consolidando e di cosa li abbia irrimediabilmente travolti, facendo mettere in discussione il loro rapporto.
Qual è lo scrittore da cui potrebbe trarre spunto? Nessuno in particolare, ma ho letto “Il cardellino” di Donna Tartt, che ha una struttura narrativa particolarmente avvincente, in cui alcuni misteri vengono dipanati all’interno di un lunghissimo flashback e in cui i vari piani temporali creano delle vere e proprie cesure in cui ritroviamo il protagonista alle prese con la propria vita in un articolatissimo bildungsroman. E nella struttura di questo romanzo ho trovato analogie con quella del mio, nel senso che esistono un evento dirompente e un oggetto cardine a cui il protagonista si aggrappa cercando salvezza.
In Italia la letteratura non ha vita facile: ci sono più scrittori che lettori. Qual è la sua opinione? Non ho dati alla mano per poter confermare questa affermazione, ma la mia sensazione è che sia sostanzialmente corretta. Viviamo in un’epoca in cui si impiegano i momenti liberi guardando o facendo video oppure passando molto tempo sui social, per cui il libro è diventato un passatempo che alcuni non preferiscono. La cosa che però mi sento di aggiungere è che le iniziative letterarie a carattere promozionale (a Pisa ad esempio c’è il Pisa Book Festival) sono sempre piene di persone, tra cui molti bambini e giovani, per cui la voglia di leggere c’è, basta soltanto non farla perdere ai nostri figli.
Ha già in mente un nuovo libro? Il 22 Aprile uscirà il mio secondo romanzo dal titolo “Il sapore della pioggia”, edito da Calibano Editore, in cui Jacopo, un ragazzo fiorentino di vent’anni, intraprende un viaggio a Castelgioioso, un paesino del Molise, con suo nonno Vito, che vi aveva vissuto da giovane prima di trasferirsi a Firenze, col quale instaura un dialogo e una confidenza senza precedenti. Sto intanto finendo il mio terzo romanzo, che spero di poter pubblicare il prossimo anno, e ho in mente altre due storie che mi piacerebbe raccontare.