Musica

Vasco Barbieri: “Talvolta soltanto separandosi ci si trova”

“Fughe e Compromessi” di Vasco Barbieri è una canzone stratificata e dai molti livelli di lettura. Ciò̀ è dovuto al fatto che ha avuto una composizione intervallata da un lutto molto triste che ha spinto Vasco Barbieri e ridefinire i significati di ogni parola. Se all’inizio, infatti, era intesa come il riconoscimento di una scissione intimistica mai del tutto realizzabile, dopo la morte del padre, a cui è dedicata la canzone, ha acquisito un significato più̀ profondo e universale, immaginando che fosse lui a cantarla dal suo letto di morte, diviso fra il lottare per rimanere in vita e l’abbandonarsi all’ignoto di ciò̀ che sta oltre. La canzone ha, quindi, assunto un ulteriore significato, rappresentato nel video, in cui due giovani si ritrovano strappati dal proprio amore, dal proprio punto di riferimento, e finiscono per camminare da soli sui due bordi del fiume. 

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ciao! Mi sono avvicinato per la prima volta alla musica da piccolo: ho sentito suonare il pianoforte e sono rimasto ipnotizzato dal suo suono, ho fatto allora dei suoi tasti e della sua struttura la geografia del mio animo e attraverso di esso sono cresciuto. All’inizio ho studiato pianoforte privatamente, mentre col tempo ho sviluppato una passione per tutti gli strumenti musicali, tanto che l’anno scorso mi sono iscritto a un corso di composizione ed orchestrazione. E la scoperta più importante è stata trovare il coraggio per suonare con gli altri.

La musica è la mia bussola e la mia possibilità di vivere insieme agli altri nel mondo.

Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

Sono cresciuto con la musica di mio padre e mia madre, perciò Phil Collins, Leonard Cohen, Lionel Richie… Durante l’adolescenza ho scoperto il rock di David Bowie, dei Dire Straits, dei Led Zeppelin, di Jeff Buckley, di Bob Dylan. Sono cresciuto fra i testi di De Andrè, di Herbert Pagani, di Guccini e De Gregori. A darmi il coraggio di presentarmi sul palcoscenico sono state invece le canzoni di Benjamin Clementine, Xavier Rudd e dei Cinematic Orchestra. Sono tra l’altro un appassionato di musica classica.

Quanto è difficile emergere oggi nella musica?

Oggi non basta più scrivere buona musica per essere considerati dei bravi musicisti, bisogna trovare anche il modo per essere ascoltati, perché il panorama musicale è molto cambiato da quando ho cominciato. Dopo il lockdown, con la progressiva scomparsa dei CD, è diventata sempre più un’abilità digitale fare musica. Perciò sono cambiati anche gli stili di scrittura e di promozione. Credo convenga fare le cose al

meglio, rispettando quanto più possibile degli standard algoritmici per rientrare nelle playlist delle piattaforme streaming, ma non bisogna arrendersi a ciò che va di moda, altrimenti si diventa un numero accanto a tanti altri. Credo convenga coltivare una propria nicchia e muoversi progressivamente attraverso di essa per coinvolgere sempre più ascoltatori. Anche se temo che l’ascolto dei testi e della musica stia progressivamente affievolendosi in favore di un ascolto ipnotizzato da canzoni il cui scopo è distrarti. Credo che emergere e mantenere dei livelli alti risulti alla fine un’attività molto alienante, non puoi pretendere di piacere a tutti quando ti esprimi sinceramente.

È uscito il tuo nuovo singolo. Quali sono i temi trattati e cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo?

Il tema trattato è l’incontro con se stessi ed il proprio passato, che confrontato con i propri obiettivi ed ambizioni costringe sempre a fughe e compromessi. Il titolo è venuto da solo, ho cercato di scegliere nel testo l’espressione che meglio delineasse le intenzioni della canzone.

Quanto c’è di autobiografico nel brano?

Tutto. Credo che se una canzone non ti rappresenta al cento per cento, non vale la pena promuoverla. Ma se riesci a scrivere una canzone che ti cambia la vita, allora merita di essere comunicata. Questo è quello che è successo con questo singolo: mi ha messo al muro, mi ha costretto a rallentare e ad occuparmi di lei. È stato un lavoro molto lungo e certosino, che ha richiesto più riprese finché, infine, siamo riusciti a inciderlo come avremmo voluto ricordarcelo. Una canzone è un punto di svolta, e questa è senz’altro un commiato all’anno appena trascorso, nella speranza di ricominciare e migliorare, ancora una volta.

Quali saranno i tuoi prossimi passi discografici?

Ho tante canzoni nel cassetto, idee per nuovi progetti e voglia di rimettermi in gioco.

Perciò voglio cominciare scoprendo nuove prospettive ed orizzonti musicali. Comincio perciò questo nuovo anno con un orecchio teso ad antenna per carpire quanti più suoni e suggestioni dall’universo intorno a me.

Il mio sogno sarebbe orientarmi verso la musica terapia e fare della musica che faccia bene agli ascoltatori. Ora vediamo, intanto cominciamo dalla sincerità!

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