Musica

Pambianchi: «Fiume parla dell’incapacità di lasciar andare la persona che si ha amato…»

Pambianchi, nome d’arte di Gregorio Pambianchi è un cantautore indipendente. Dopo svariati anni passati a registrare e pubblicare cover sui suoi canali social, nel 2021 inizia a scrivere e comporre brani inediti.
Il 17 Giugno 2022 pubblica il suo primo singolo “Sorgente” in apertura a un progetto mirato alla rivisitazione della musica dance anni ’90. L’obiettivo dell’artista è far riscoprire il genere associandolo a testi dalle tematiche importanti, al fine di portare un’alternativa all’interno del mercato musicale italiano odierno.

“Fiume” è il nuovo singolo di Pambianchi e per l’occasione lo abbiamo intervistato per voi!

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Sono immerso nella musica da sempre. Da piccolo mia madre mi portava con sé quando cantava nel coro della chiesa, mentre mio padre, appassionato di musica, comprava molti CD. In casa Festivalbar, MTV o Top of the Pops erano un appuntamento fisso.

Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
Impossibile elencarli tutti, ma al momento il riferimento principale è la dance anni ‘90. Mi ispiro in particolare agli artisti italiani che più apprezzavo da bambino, come Paola & Chiara e Gabry Ponte.

Quanto è difficile emergere oggi nella musica?
Tanto, troppo. La musica finisce quasi sempre in secondo piano e la partita viene giocata sulla base delle risorse economiche a disposizione per promuoversi e sviluppare contenuti visivi. Servirebbero poi più filtri e controlli da parte delle piattaforme musicali, per assicurarsi che le proposte raggiungano uno standard minimo di qualità. Anche SoundCloud sarebbe troppo per certa roba, inspiegabilmente distribuita e pubblicata in modo ufficiale sulle piattaforme di streaming. Siamo sommersi da musica inutile che intacca la discoverability di tutti e diluisce l’offerta.

È uscito il tuo nuovo singolo. Quali sono i temi trattati e cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo?
“Fiume” parla dell’incapacità di lasciar andare la persona che si ha amato, della paura di essere dimenticati e di dimenticare sé stessi, dell’importanza del ricordo. Il fiume diventa una rappresentazione del dolore in cui si finisce per annegare, ma anche del tempo che scorre inesorabile verso una fine. Il titolo è anche una diretta conseguenza del concept che sto portando avanti con i miei singoli, sempre legati dal tema dell’acqua.

Quanto c’è di autobiografico nel brano?
Ogni brano che scrivo è autobiografico. Cerco di raccontare le mie esperienze personali nel modo più sincero e trasparente possibile. Non ho nulla da nascondere, tanto meno da ostentare. Se non facessi tutto questo non avrei senso di esistere in quanto artista.

Quali saranno i tuoi prossimi passi discografici?
Rilascerò altri singoli che fanno parte del progetto attualmente in corso. Il prossimo sono certo che saprà stupirvi, sarà qualcosa di inaspettato.

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