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“Labbra blu” di Simone Pozzati – Il libro ispirato ai gironi infernali di Dante

– Labbra Blu –

 Un libro d’esordio che scruta gli abissi della follia umana

Simone Pozzati per la sua prima pubblicazione si è lasciato ispirare dalla più grande opera letteraria italiana: “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, un testo generoso di archetipi che il giovane autore ha trovato adatti per raccontare la società odierna caratterizzata dall’incertezza: del lavoro, dei valori, perfino dell’identità di fronte la fatica di accettarsi e sovrastare i pregiudizi posti da altri, dove l’essere finisce per collimare con un apparire percepito come soffocante. E si intitola proprio “Labbra blu” il libro d’esordio del ventiseienne latinense Simone Pozzati, pubblicato per la Diamond Editrice nella collana “Frammenti”, dedicata alla narrativa breve. Blu come il colore della cianosi, che indica la mancanza di ossigeno, ma che rimanda anche al mercurio, alla morte, è quindi simbolo della rinascita, di metamorfosi, la morte del verbo in favore dell’azione. Facta non verba. La Prefazione di “Labbra blu” è a firma di Ivano Iai, giurista con la passione per le lettere classiche, cultore di Dante. Sarà a Sabaudia, il 31 luglio, 1 e 2 agosto.

SINOSSI

Nove racconti per descrivere i vari volti della follia, la mano oscura che muove i fili della psiche umana senza distinzione di ceto sociale e contesto storico. La scelta del numero non è casuale: nove, come i cerchi dell’Inferno de “La Divina Commedia” di Dante, al quale il giovane autore di Latina (Simone Pozzati) si ispira per i suoi personaggi, diversi tra loro, collocati in epoche spesso distanti, ma che tuttavia si fanno interpreti di un destino comune: la condanna all’infelicità. È un “bestiario” di dannati quello in cui si avventura la penna noir di Simone Pozzati, che non vuole essere un viaggio nell’oltretomba ma una discesa negli inferi dell’inconscio umano, dove prendono forma le ossessioni, le fragilità, le inquietudini.

Un libro scritto attraverso un vero e proprio gioco ermetico effettuato cospargendo i vari racconti di archetipi e rimandi alla numerologia. Blue Lips (Labbra Blu), è il terzo racconto: 3 è il numero che rimanda a Dio, e nel mondo classico la follia era legata al tema del sacro. Blue Lips dà il titolo all’intera opera. È la storia di una rockstar che – schiacciata dal sistema alienante del successo e dagli interessi delle grandi case discografiche – si rifugia nell’eroina, droga i cui effetti sono stati spesso accostati al piacere sessuale. Il blu è la tinta del mercurio ma anche il colore che si sposa con l’idea di celeste e di paradiso, Blue lips to kiss God – Labbra Blu per baciare Dio scrive il protagonista nei versi di una sua canzone, e le labbra rimandano anche all’organo sessuale femminile. La droga è definita, infatti, una prostituta a gambe divaricate, e non a caso in una visione del protagonista c’è un cavallo che corre sulla spiaggia deserta, simbolo alchemico della morte della libido. Blue, inoltre, in inglese assume il significato di tristezza, depressione.

Il tema della follia umana è il filo conduttore che unisce i nove racconti. Il folle, in genere raffigurato come un viandante, simboleggia la ricerca di cambiamenti, il percorso verso un’evoluzione: genio o follia; profeta, visionario o buffone; bene o male; luce verso l’ignoto o oscura chiusura in se stessi in un mondo atavico. Nel Medioevo era affiancato alla figura del diavolo, dicotomia tra spirito e corpo, essere e apparire, ovvero il dilemma odierno. I personaggi descritti dalla penna attenta del giovane autore sono, infatti, intrappolati nelle loro esistenze, nelle maschere che indossano e nel ruolo che il mondo cuce loro addosso. Tentano di cambiare la loro sorte spesso invano. Nulla nell’opera è lasciato alla casualità, ad eccezione del numero delle pagine: 96 – 9 e 6, un gioco di opposti che trova conferma anche nell’ultimo racconto del libro “Il prigioniero della notte”.

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