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“Dimmi che c’entra l’uovo” di Fabio Napoli

– Dimmi che c’entra l’uovo –

recensione a cura di Mauro Travasso

 

Fabio Napoli, tra i finalisti della XXII edizione del premio Italo Calvino, affronta il tema della precarietà lavorativa attraverso una scrittura giovane, fresca e travolgente. 

Il protagonista del suo romanzo, Roberto Milano, vive a Roma, laureato da qualche anno incastra con abilità, ma faticosamente, quattro lavori precari e mal retribuiti solo per permettersi di pagare l’affitto e conservare la propria indipendenza. In due giorni ne perde tre, comparsa nei film porno, insegnante privato e pizza express. Gli rimane soltanto il quarto, barista, che non gli permetterà mai di arrivare a fine mese. Con un colloquio all’orizzonte per un posto in un fast food spera di risollevare le proprie sorti. Durante le selezioni, una domanda attitudinale su un uovo lo porta a dare in escandescenza e sfuma persino quest’ultima possibilità.

Qui conosce Marianna, nella sua stessa condizione, e dalle emozioni di una fuga insieme senza aver pagato il conto nel ristorante dove avevano appena pranzato, nasce, non a caso, l’idea della Banda dei Precari, ovvero diventare dei rapinatori.

Un tema più che attuale, una piaga sociale, trattato dall’autore con fermezza e ironia allo stesso tempo, soprattutto nel momento in cui i protagonisti, messi alle strette, optano per una scelta tanto drastica, illegale e pericolosa. Per tirare a fine mese ci si reinventa sempre in qualsiasi lavoro, ma a trent’anni Roberto, Marianna e il terzo complice testeranno sulla propria pelle che non ci si può improvvisare rapinatori. A tutto c’è un limite, pure alla disperazione.

L’autore propone la fotografia di un contesto dove si trovano a vivere oggi molti giovani, la voglia di farcela da soli, la ricerca di affermazione, di permettersi l’indipendenza economica fino a spingersi a estremi sacrifici che tuttavia non possono sfociare in gesti avventati privi di conseguenze.

Un romanzo che oltre ai diversi spunti di riflessione, trasporta anche il lettore nel fulcro delle vicende con ritmi narrativi accelerati specie nelle scene più rocambolesche. Infine la figura di un semplice uovo che possiede però un ruolo emblematico nell’innescare la bomba, rappresentando quell’ultima goccia che fa traboccare il vaso.

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